Non è facile rievocare la felice stagione pastorale intessuta da Padre Manna e dalla diocesi normanna sin dal 1921, data di nascita del primo Seminario Missionario per l’Italia Meridionale. La Chiesa particolare di Aversa, con il suo Pastore ed il suo Presbiterio, sempre vicini ai Missionari, è una comunità generosa che ha dato numerosi missionari, santi e martiri. Terra da sempre benedetta da Dio con il dono di numerose vocazioni, “Aversa missionaria” vanta una lunga schiera di figli inviati per la missio ad gentes (sacerdoti, religiosi, missionari, laici). Da fonti storiche, già dal 1500 risultano attestati numerosi membri di ordini religiosi (francescani, domenicani, gesuiti) oriundi del territorio aversano, che hanno solcato gli oceani per portare l’annunzio del vangelo in tutti i continenti, alcuni offrendo eroicamente la vita per la fede, come il martire lazzarista padre Antonio Canduglia (ucciso in Cina, 1907) e il beato padre Mario Vergara (ucciso in Birmania nel 1950).
Molti sacerdoti e giovani di questa terra, contagiati dallo zelo apostolico di P. Manna accolsero l’invito ed entrarono nell’Istituto del PIME. Nel clima di un grande fervore missionario nacque l’idea di un Seminario Missionario diocesano. Quattro sacerdoti della diocesi di Aversa (can. Luigi Grassia, parr. Luigi dell’Aversana-Orabona, sac. Pasquale Lanzano, sac. Nicola Gallo) parteciparono al primo congresso nazionale dell’Unione Missionaria del Clero (Roma 3-6 ottobre 1920), con l’udienza pontificia con Benedetto XV, il papa dell’enciclica missionaria Maxima Ilud. Al ritorno dalla Capitale, i quattro delegati aversani espressero il desiderio di avviare un Seminario missionario in diocesi. Il can. Grassia aveva manifestato l’intenzione di mettere a disposizione il suo palazzo marchesale (anticamente dei Fulgori) di Ducenta. Ne parlarono col vescovo Settimio Caracciolo, dei principi di Torchiarolo, che accolse la loro proposta assicurando vivo interesse e coinvolgendo la Santa Sede.
Mons. Caracciolo, che guidò saggiamente la diocesi di Aversa dal 1911 al 1930 – con Visite pastorali, Sinodo diocesano e iniziative importanti come la promozione del ritorno in diocesi degli ordini religiosi (Agostiniani, Frati Minori Francescani, Frati Conventuali) – era un pastore con una ricca formazione teologica e giuridica, un vescovo missionario che ha incoraggiò e sostenne l’avventura missionaria in Aversa e nell’Italia Meridionale.
L’atto di donazione per l’istituzione di un Piccolo Seminario per le Missioni Estere nella diocesi di Aversa, del palazzo marchesale di Ducenta, fu firmato il 18 gennaio 1921, mentre l’atto notarile fu rogato il 17 marzo 1921 con Donazione alla S. Congregazione di Propaganda Fide, la quale l’affidò all’Istituto Missioni Estere di Milano, il quale inviò Padre Paolo Manna per iniziare l’opera apostolica.
Il vescovo Caracciolo all’inizio di luglio inviò al clero e al popolo diocesano una Notificazione per l’apertura del Seminario Missionario, grande slancio e fervore.
Padre Manna lascia Milano e arriva ad Aversa il 23 agosto 1920, accolto amorevolmente dal Vescovo e dagli Animatori missionari; fu ospite nel Seminario Vescovile per due mesi.
Papa Benedetto XV il 3 novembre 1921 emana il Breve pontificio “Libenter admodum”, la carta di fondazione del Seminario di Ducenta. La benedizione dei locali del Seminario Missionario viene impartita dal pro-Vicario generale Mons. Vincenzo Coppola il 3 dicembre 1921. L’apertura ufficiale del “Seminario per le Missioni Estere del Sacro Cuore” avvenne il 15 dicembre 1921, con i primi due alunni sacerdoti: d. Pasquale Lanzano (Orta di Atella) e d. Vitaliano Rossetti (Caserta), accolti da padre Paolo Manna, primo rettore del nuovo Seminario missionario.
L’opera apostolica di Ducenta è ideata e sostenuta sin dall’inizio da un gruppo di sacerdoti infiammati dalla carità missionaria, membri della Missione aversana, (Congregazione dei sacerdoti oblati missionari di Aversa), promotori delle opere missionarie, e fraterni amici di padre Manna, come si evince da alcuni documenti pubblicati in riviste missionarie aversane. Come nell’epistolario edito in La Campana missionaria, si vede il cuore e l’affetto del beato Manna per gli amici, sacerdoti e laici, sostenitori e benefattori di Aversa.
In una lettera indirizzata al can. Antonio Galiero, canonico teologo del Capitolo Cattedrale: “Gli amici di Aversa mi sono spesso presenti, e fra i primi v’è la sua dolce e veneranda figura, ottimo Sig. Canonico, grande e sincero amico del nostro Seminario di Ducenta. Questo Seminario non mi fu mai tanto caro come ora che mi è dato ogni giorno toccare con mano l’enorme bisogno di operai evangelici. Bisognerebbe che i nostri Amici di Aversa fossero qui per soli pochi giorni per comprendere quale grande opera hanno essi fatta e quanto debbano essere impegnati per farla veramente progredire. Aff.mo P. Manna “. (in La Campana missionaria, 15.4.1928,p.5)
E in altra corrispondenza del 1929, per il rientro in Italia di padre Manna come Superiore Generale, quando arrivò ad Aversa per salutare il vescovo Settimio Caracciolo e poi a Ducenta , nel ringraziare dell’accoglienza Padre Manna “disse con belle parole che la Diocesi di Aversa è modello fra tutte quelle di Italia ed unica più che rara nell’amore al Seminario, che stima suo e che clero e popolo sovvengono ampiamente” (in La Campana missionaria, 15.3.1929,p.6)
Mons. Ernesto Rascato