A 110 anni dalla prima, nei giorni 26-29 ottobre 2017, si è svolta a Cagliari la 48° Settimana Sociale dei Cattolici Italiani. In un tempo segnato dalla mancanza di un lavoro capace di sostenere e di offrire a tutti i cittadini un’efficace possibilità di vita, la Chiesa Italiana ha voluto vivere e proporre all’intera società una riflessione intensa, capace di raccogliere le preoccupazioni e le speranze di tutti, ma anche di alzare lo sguardo verso il futuro e invitare a quella speranza che è forza di sviluppare un cammino nuovo e fiducioso e consapevole dei dinamismi e delle evoluzioni della vita del mondo.
Il tema della Settimana Sociale dei Cattolici Italiani si è intensamente proiettato al futuro, alle possibilità di lavoro che nuove situazioni e tecnologie avanzate potranno offrire all’umanità, ma soprattutto alla dignità dell’uomo che lavora. “Il lavoro… libero, creativo, partecipativo e solidale”, non è un’utopia in un mondo in cui troppo spesso l’uomo che lavora è sottomesso alla quantità della produzione e schiavizzato dalle domande del mercato.
Quasi un’icona di come, in ogni situazione, con il lavoro l’uomo esalta la propria dignità, nel testo che ha fatto da base al dialogo ed alla riflessione, si riporta una pagina di Primo Levi che racconta un episodio del tempo in cui, essendo ebreo, si trovava prigioniero in campo di concentramento. “Ma ad Auschwitz ho notato spesso un fenomeno curioso: il bisogno del «lavoro ben fatto» è talmente radicato da spingere a far bene anche il lavoro imposto, schiavistico. Il muratore italiano che mi ha salvato la vita, portandomi cibo di nascosto per sei mesi, detestava i nazisti, il loro cibo, la loro lingua, la loro guerra; ma quando lo mettevano a tirar su muri, li faceva dritti e solidi, non per obbedienza ma per dignità professionale”.
La 48° Settimana Sociale dei Cattolici Italiani, anche nelle proposte che ha consegnato al Governo, nella persona del Primo Ministro On. Paolo Gentiloni, e al Parlamento Europeo, nella persona del Presidente On. Antonio Tajani, ha voluto richiamare la necessità di tutelare la dignità dell’uomo che lavora, in qualunque forma ed in qualunque situazione. Tutelare significa che, pur usando la tecnologia e le possibilità aperte dal lavoro nella nuova dimensione indicata oggi dalla formula 4.0, ogni uomo o donna che lavora dovrà poter avere formazione per le competenze necessarie e intelligente capacità operativa, ma soprattutto dovrà maturare consapevolezza della sua dignità di uomo libero che partecipa con capacità creativa allo sviluppo della vita del mondo aprendo nuove e più concrete forme di solidarietà, perché nessuno resti come scartato ai margini della società, ma si curi l’inclusione di ciascuno nel dinamismo di un mondo che non potrà essere veramente umano se non con la cooperazione di tutti i suoi membri.
Angelo Spinillo