Il tempo della festa è il tempo della famiglia e della comunità. Il ritmo frenetico della vita quotidiana cede il passo ad un andare insieme e la mensa del cibo per il sostentamento del corpo scopre la necessità del Pane vero, cibo per l’anima e per orientare l’intera vita verso Dio.
“Celebriamo l’eucaristia pienezza della festa dove la comunità vive la vocazione di stare alla presenza di Gesù. Celebrazione Solenne per la ricchezza dei riti, solenne per la verità della presenza del Signore Gesù nell’eucaristia, solenne nel riconoscere di essere figli di Dio, di essere in comunione con l’amore di Dio Padre. Qui troviamo il senso nel nostro camminare”.
Con queste parole ieri sera, nella Cattedrale di Aversa, il Vescovo Angelo ha introdotto la comunità radunata per celebrare a San Paolo patrono della Città e dell’intera Diocesi. Già nella omelia dei primi vespri il Vescovo ha voluto ricordare l’importanza di onorare San Paolo come patrono della Diocesi: “Ieri sera dicevamo che è un onore celebrare la festa dei santi e sentirli nostri patroni. Una grandezza che riceviamo per una presenza che ci coinvolge. Nella festa esaltiamo al figura di San Paolo, guardiamo a lui con ammirazione, lui stesso aderendo a Cristo Signore si è fatto dono all’umanità e la sua presenza nella storia ci arricchisce di quella luminosità della fede che diventa sostegno di vita. L’onore non è solo consapevolezza per importanza di una presenza e del dono che fa alla nostra vita ma è anche un coinvolgimento, partecipare del suo cammino.”
Così il Vescovo ci ha accompagnati in una riflessione sul senso delle processione nel nostro attuale contesto storico. “Questa mattina abbiamo ripetuto ciò che spesso diciamo, una processione è l’immagine bella di un popolo che cammina insieme sentendosi accompagnato dai suoi santi. Raccolti attorno a San Paolo abbiamo camminato per le strade della città per dire che siamo un solo popolo che contempla l’amore di Dio, per viverlo ogni giorno nella vita quotidiana”
Ma ogni cammino, se ha chiaro il punto di partenza, non può assolutamente smarrire il punto di arrivo che è la celebrazione dell’Eucarestia. Così il Vescovo ha continuato la sua omelia, rapendoci in una riflessione bella sul senso profondo della celebrazione dell’Eucarestia nella festa e di come la stessa diventa punto di partenza per la vita del singolo fedele e dell’intera comunità.
Continua il Vescovo: “Punto di arrivo, ma anche da dove riparte l’umanità rinata, è la celebrazione dell’eucarestia. Non si ritorna alla fine della messa in una realtà difficile, pesante, noiosa, ma ritorniamo nel quotidiano sapendo di essere mandati dalla grazia di Dio, non per un comando ma perché partecipiamo di una comunione di luce che va ad illuminare il mondo intero e a portare la salvezza a tutta l’umanità. Infatti, come ci ricorda San Paolo, nell’eucarestia diventiamo collaboratori della gioia dei fratelli. La missione diventa modo di vivere, non ci spaventa nessuna tenebra e non abbiamo altro desiderio di annunciare la mondo che Dio è luce per ogni vita.”
La celebrazione ci chiede di confermare un’amicizia coi santi, particolarmente per la nostra Città e Chiesa diocesana con San Paolo nel ricordo della sua conversione. Il Vescovo traccia così un bel profilo del devoto: “San Paolo ci aiuta a conoscere la presenza di Cristo sul nostro cammino e di come si fa presente nella comunità dei fratelli. Paolo percepisce la presenza di Gesù come un lampo. Sicuramente ogni conversione come quella di Paolo è preparata da un lavoro di cura di Dio e di ricerca dell’uomo, ma poi avvengono in un lampo, il sentire un innamoramento una vocazione che si palesa in un attimo viva possibile davanti a noi. Paolo contemporaneamente entra in contatto con Gesù ed entra così anche in contatto con la chiesa, accoglie il dono della grazia di Dio il sacramento che lo rende cristiano immerso nella vita di Gesù da cui non si staccherà mai più. La festa di oggi ci chiama a questo. Siamo chiamati a convertirci e beati noi all’idea di un lampo nella nostra storia che ci abbaglia e ci permette di non vedere per un attimo, per poi riacquistarla uno sguardo nuovo sulla vita che, così, si trasforma: in questo modo, non avremo più timore di essere mandati ormai missionari, di sviluppare opere di carità nella forma più intensa e di andare incontro alla verità e, per questo, capaci di essere in dialogo con la storia del mondo.”
L’augurio del Vescovo a tutta la comunità è riassumibile in questo ultimo tratto della sua omelia: “Beati noi è il dono che la festa di San Paolo ci fa, dono e impegno nell’essere popolo di Dio che cammina in unità intorno ai suoi santi incontro a Cristo Signore. Da questo scaturirà in tutti noi un’azione generatrice, nascerà un’umanità per questo tempo, ci renderà sensibili e partecipi dei bisogni di tutta l’umanità. Desiderosi di cambiamenti epocali, migliorare di carità, illuminare di giustizia e inondare di verità la vita del mondo intero. La nostra festa sarà così significativa e luminosa, contemplando il bene sentiamo di condividerlo con tutti i fratelli presenti nella storia del mondo”.
A conclusione mi sento solo di aggiungere che in questa riflessione del Nostro Vescovo possiamo trovare risposte a tante nostre domande. Domande che spesso nascono nella solitudine della vita, domande che rintracciano il bisogno di manifestare onore e amore a Dio e ai Santi. Domande, però, che hanno bisogno di una comunità, di una Chiesa con i suoi pastori per trovare risposte significative e tracciare percorsi possibili. Una processione, come una liturgia sono ricchezza di vita e sono contemporanee quanto più hanno il sapore della vita degli uomini che abitano un luogo e una storia oggi, senza trascurare i segni del passato ma pronti a dirne nuovi capaci di dialogare la ricchezza della fede.
Don Francesco Riccio
Direttore Ufficio Comunicazioni Sociali