Le diocesi di Aversa e di Loikaw in festa: migliaia di fedeli accorsi ieri nella Cattedrale San Paolo. Il Cardinale Amato: “Il loro sacrificio ha generato la fioritura del cattolicesimo in Myanmar”
Migliaia di fedeli giunti dalla Birmania, da diverse parti d’Italia e della diocesi di Aversa hanno inondato ieri, sabato 24 maggio 2014, la Chiesa Cattedrale San Paolo e l’ampio spiazzale antistante in occasione del Rito di Beatificazione per il riconoscimento del Martirio in odio alla fede cristiana dei Servi di Dio Padre Mario Vergara, missionario del Pime, e del catechista Isidoro Ngei Ko Lat, fedele laico e catechista, uccisi nel 1950 in Birmania.
Presieduta da Sua Eminenza il Cardinale Angelo Amato, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi e Rappresentante del Santo Padre Francesco, la funzione ha visto la partecipazione di S.E. Mons. Angelo Spinillo, vescovo di Aversa; S.E. Mons. Sotero Phamo e S.E. Mons. Stephen Tjephe, rispettivamente Vescovo Emerito e Amministratore Apostolico della diocesi di Loikaw (capitale dello stato Kayah in Myanmar, Repubblica dell’Unione della Birmania, dove si concentrò l’attività di P. Vergara negli ultimi anni della sua vita e missione); S.E. Sig. Tint Swai, Ambasciatore del Myanmar in Italia; Padre Ferruccio Brambillasca, Superiore generale del Pime; alcuni vescovi e arcivescovi campani (tra cui Alessandro d’Errico, arcivescovo nativo di Frattamaggiore e Nunzio Apostolico per la Croazia) e dei parroci e sacerdoti diocesani.
“Proprio oggi, giorno della beatificazione, ricorre l’anniversario del martirio dei nostri due Beati, avvenuto il 24 maggio del 1950”, ha esordito il Cardinale Amato nella sua omelia. “Oggi sono in festa due diocesi geograficamente lontane, ma cristianamente unite nella gioia della beatificazione dei loro eroici figli: la diocesi di Aversa, che ha dato i natali a Padre Mario Vergara, missionario del PIME, e la diocesi di Loikaw, nello stato di Kayah in Myanmar, patria del generoso e fedele catechista Isidoro Ngei Ko Lat. Sono due figure esemplari di battezzati che, fermi nella loro vocazione cristiana, hanno seguito Cristo fino alla morte, subendo umiliazioni e persecuzioni. Questo è infatti il significato del martire: colui che patisce e muore a causa della sua fede”.
Papa Francesco, nella Lettera Apostolica, elogia il Beato Mario Vergara e il Beato Isidoro Ngei Ko Lat, chiamandoli “eroici messaggeri del Vangelo nelle terre d’Oriente, i quali non dubitarono di anteporre l’amore di Cristo e dei fratelli alla loro vita”. Essi furono uomini di pace e di fraternità sempre disposti a dare ragione della speranza che inondava il loro cuore, ha aggiunto il Cardinale Amato, che si è domandato quale sia oggi il significato di questo martirio: il loro sacrificio ha avuto un prodigioso effetto missionario, generando “la fioritura del cattolicesimo in Myanmar. Le loro croci hanno fatto crescere l’albero della Chiesa, infondendo nei battezzati la fierezza della loro identità cristiana e dando loro un rinnovato dinamismo di apostolato e di testimonianza. Il Beato Isidoro Ngei Ko Lat è il primo frutto della santità della Chiesa in Myanmar. Egli ripropone il modello dei primi cristiani, che ebbero nei martiri i testimoni eroici di Cristo e gli autentici evangelizzatori della loro gente. Anche la diocesi di Aversa è fiera di aver dato i natali al Beato Mario Vergara, missionario generoso, che ha portato in terra straniera le virtù più belle della sua gente: la fede cattolica, la laboriosità, l’entusiasmo missionario, la bontà e quell’atteggiamento di rispetto e di fraternità, che tanto colpirono gli abitanti del posto”.
Al termine della celebrazione, Mons. Angelo Spinillo, vescovo di Aversa, ha rivolto al Cardinale Angelo Amato e, per suo tramite, al Santo Padre Francesco il ringraziamento delle chiese diocesane e delle comunità. “Oggi abbiamo vissuto quasi un assaggio della universalità della Chiesa, della verità, dell’essere partecipi della comune vocazione di tutto il popolo santo di Dio alla comunione con Cristo, nella vitalità della gioia e della fraternità che illumina questo giorno di festa. Radunati intorno all’altare, chiamati a formare un’unica chiesa di Cristo, nel rendere grazie a Papa Francesco lo accompagniamo con intensa comunione di preghiera nel pellegrinaggio che in queste ore sta compiendo in Terra Santa”.
Mons. Spinillo ha esteso i ringraziamenti agli arcivescovi e ai vescovi, “venuti a celebrare con noi questo evento di grazia”; ai confratelli come il Cardinale Crescenzio Sepe, Presidente della Regione ecclesiastica Campania, e S.E. Mons. Chiarinelli “che hanno espresso con intensi messaggi la loro partecipazione”; ai “carissimi” sacerdoti e parroci della nostra diocesi, ai religiosi e alle religiose, a tutto il santo popolo di Dio “che è in questa chiesa aversana”; ai postulatori, alla comunità parrocchiale di San Sossio, a tutta la città di Frattamaggiore e alle autorità civili presenti.
“Nella luminosità di questa celebrazione, un pensiero particolare intendiamo rivolgere a nostri giovani seminaristi, che ancora oggi si preparano al sacerdozio nello stesso seminario, negli stessi ambienti in cui è maturata la vocazione missionaria del Beato Padre Mario Vergara. Benediciamo il Signore ancora per i catechisti nelle nostre parrocchie che, con modalità diverse da quelle vissute dal Beato Isidoro, vivono la stessa generosa speranza nell’annunziare e testimoniare il vangelo di Gesù”.
Il vescovo normanno ha poi ricordato come, nel Natale del 1961, ovvero undici anni dopo il martirio di Padre Mario Vergara e di Isidoro, “il Santo Padre Giovanni XXIII annunziava l’imminente apertura del Concilio Vaticano II, parlando nella Bolla di indizione delle ‘immense sofferenze di intere cristianità, per cui una moltitudine ammirabile di pastori, sacerdoti e laici suggellano la coerenza della propria fede, subendo persecuzioni di ogni genere e rivelando eroismi non certo inferiori a quelli dei periodi più gloriosi della Chiesa’. Certamente San Giovanni XXIII, nel riconoscere che si annunciavano ulteriori, enormi cambiamenti nella realtà sociale e nell’organizzazione politica della vita del mondo, esprimeva la fiducia che la comunità cristiana era pronta ad andare incontro al mondo che mostrava di essere in grave stato di indigenza spirituale”.
“Eminenza – ha detto Mons. Spinillo avviandosi alla conclusione – come discepoli del Cristo Signore accompagnati dalla testimonianza dei nostri Beati Padre Vergara e di Isidoro, nella realtà di un mondo che tra fatiche e speranze continua a camminare nella storia, tutti promettiamo la nostra disponibilità a vivere servendo la carità nell’unità della chiesa e in ogni suo membro, promettiamo la nostra disponibilità a sentire che la vita e la salvezza dei nostri fratelli e di ogni uomo e donna che è nel mondo ci appartiene”.
In conclusione ai ringraziamenti di Mons. Spinillo si sono aggiunti anche quelli di Padre Brambillasca, Superiore generale del Pime.