Dal convegno del 3 dicembre ad Aversa la proposta di creare “luoghi di ascolto” nelle Diocesi campane
Si è tenuto nella cornice monumentale della Real Casa dell’Annunziata di Aversa – sede del Dipartimento di Ingegneria dell’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli” – l’ultimo convegno della Conferenza Episcopale Campana. L’incontro, dal titolo «40 anni da “Per amore del mio popolo non tacerò” dell’Episcopato Campano. Sviluppi, contesti e possibili scenari per la nostra Terra», è stato infatti pensato come strumento di analisi sui mali della Camorra ed occasione di confronto su nuove opportunità di riscatto.
La mattinata si è aperta con l’intervento del presidente della Conferenza Episcopale Campana, monsignor Antonio Di Donna, che nel proprio intervento ha analizzato le posizioni dei Vescovi e del “Cristiano” richiamate nel documento del 1982, le responsabilità del Corpi sociali e l’opportunità di aggiornare il documento calandolo nel contesto presente. Con lui, il caporedattore de Il Mattino di Napoli Pietro Perone, Angelo Cirillo della Consulta della Pastorale Universitaria (Diocesi di Aversa) ed il procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo Giovanni Melillo. Presenti il sindaco di Aversa Alfonso Golia ed il direttore del Dipartimento di Ingegneria Alessandro Mandolini, in rappresentanza dell’Ateneo.
Al convegno del Vescovi della Campania, cominciato al mattino presto con l’arrivo dei primi partecipanti, hanno aderito rappresentanti delle istituzioni, della magistratura, delle Forze armate e di Pubblica sicurezza, del terzo settore e della società civile. Necessaria anche la lettura del testo del 29 giugno 1982 “Per amore del mio popolo, non tacerò!” – omonimo di un più famoso documento del Natale 1991 – che parafrasando le parole del profeta Isaia (Is 62,1) avvertiva la crisi sociale di inizio anni ’80 in Campania e testimoniava il messaggio cristiano come strumento di redenzione per tutti, anche per “gli uomini della camorra”.
Nell’appuntamento aversano della Conferenza Episcopale Campana, conclusosi con l’intervento dell’ordinario della Chiesa locale Mons. Angelo Spinillo, le tante voci hanno però espresso una posizione comune: far nascere in tutte le diocesi della Regione “spazi” di discussione e confronto che possano conoscere, comprendere ed educare al messaggio cristiano che da quarant’anni dice no alla camorra ed ad ogni altri forma di male. Il ruolo degli educatori laici coadiuvato dagli educatori cristiani nelle proprie parrocchie può e deve essere anche quello di creare i cittadini responsabili del futuro, la cultura del vivere civile ispirata dai principi comuni di legalità e giustizia.
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Conpasuni, Comunicato Stampa