Inaugurato ieri in Cattedrale il nuovo anno pastorale: prima tappa, il convegno diocesano con le riflessioni del Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione
Educarci alla speranza, forza del progredire e luce che guida e incoraggia il cammino; educare noi stessi e le nostre comunità a vivere guardando e cercando la speranza viva del nostro cammino: l’uomo nuovo, il Cristo. Mons. Angelo Spinillo traccia il solco lungo il quale si svilupperanno le attività del nuovo anno pastorale e lo fa nel corso del primo, affollatissimo convegno diocesano “Il Signore è veramente risorto”, tenutosi ieri, 26 settembre, nella Chiesa Cattedrale di Aversa. Ospite d’eccezione della comunità normanna, Mons. Rino Fisichella, Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione. “Dobbiamo crescere nella conoscenza e nella consapevolezza del dono che abbiamo ricevuto, della fede che illumina la nostra vita, apre i nostri cuori alla speranza e orienta tutto alla carità, che non avrà mai fine ed è pienezza di comunione con l’amore eterno di Dio. A volte siamo sfiduciati di fronte a tante forme di male e di cattiveria, di prepotenza assassina e di egoismo consumista –osserva il vescovo di Aversa nel suo intervento introduttivo – tanto che ci sembra quasi impossibile cambiare le cose, ma un popolo di schiavi è passato attraverso il mare per andare verso la Terra promessa, mentre la resurrezione del Signore dalla morte è il fondamento della nostra fede e della nostra speranza”. Il più grande messaggio che l’umanità abbia mai ricevuto, suggerisce alla platea Mons. Rino Fisichella, è l’enigma del crocefisso, il Signore Gesù risorto nel mattino della Pasqua. “Nella lettera ai Colossesi, San Paolo definisce in cosa consiste la speranza: ‘Cristo in voi, speranza della gloria’. La speranza è la presenza di Cristo nella vita di ogni battezzato, il mistero di un Dio venuto incontro all’umanità per farle conoscere il mistero del suo amore: all’origine della nostra speranza, dunque, vi è l’atto gratuito dell’amore di Dio, che ci chiama a condividere la sua stessa vita”.
Ma la speranza, anche se appartiene a tutti, viene qualificata con il suo contenuto e deve sempre essere accompagnata dalle sue sorelle, ovvero la fede e la carità: “Come scrisse Charles Peguy, la speranza è una bambina da nulla, venuta al mondo il giorno di Natale e, anche se il popolo cristiano non fa attenzione che alle due sorelle grandi e non vede quasi quella che è in mezzo, sarà proprio questa bambina ad attraversare i mondi e a trascinare tutto. La speranza sorge dalla fede, che San Paolo definisce ‘fondamento delle cose che si sperano’, e si nutre dell’amore”. Ma, ammonisce Mons. Fisichella, la speranza non deve essere recuperata solo quando ci si trova in condizioni di sofferenza perché, “come scrive sempre l’apostolo San Paolo ai Romani, ‘le sofferenze del momento presente non sono paragonabili alla gloria futura che dovrà essere rivelata in noi’. La speranza, quindi, sia un percorso di vita per tutti, consci che Dio vuole vivere la sua vita con noi”.