Ai Signori ed ai Gruppi firmatari della “lettera aperta” indirizzata al Rev. P. Ministro Provinciale OFM Napoli e Caserta e p.c. a S. E. Mons. Domenico Battaglia, Arciv. di Napoli; al Sig. Sindaco di Giugliano in Campania al Vescovo di Aversa
Carissimi amici, ho letto attentamente la vostra lettera aperta al Rev. P. Provinciale dei Frati Minori di Napoli e, per conoscenza inviata anche a me. Prendo atto del positivo interessamento per la vita del Convento di cui vorreste scongiurare la chiusura.
Nella notevole attenzione che portate su questo argomento leggo la testimonianza di una lunga ed intensa frequentazione del luogo e della comunità religiosa che lo abita. Del convento, e soprattutto della comunità dei Frati Minori, tutti riconosciamo il valore significativo per la memoria storica della città e per le attività positive in esso vissute a beneficio dell’intera collettività. Permettetemi, però, di fare alcune precisazioni che mi sembrano necessarie per lo sviluppo di un discorso sereno.
Premesso che non tocca a me ripetere le motivazioni che hanno portato la Provincia Minoritica di Napoli e Caserta a prendere una decisione tanto difficile, e che, per quanto possa pesare e dispiacere a tutti, la serena attenzione di ciascuno può facilmente riconoscere, sento di dover precisare cosa sia una Diocesi, o, meglio ancora, cosa sia la Chiesa.
Nel vostro scritto sembra che la Diocesi sia come confusa con altre realtà la cui presenza ha sicuramente un’entità diversa. La Chiesa si configura come “popolo di Dio” che vive e cammina nella storia del mondo seguendo il suo Maestro e Signore Gesù Cristo.
Nel suo cammino il “popolo di Dio” vuole vivere e annunciare il Vangelo e orientare ogni suo passo e ogni realtà o situazione verso il regno di Dio, cioè verso la pienezza della carità.
In questa visione, il “popolo di Dio” è formato da tutti battezzati che, in modalità diverse, ovvero secondo vocazioni diverse, partecipano della vita dell’unica Chiesa di Cristo. Ordinariamente si distinguono tre stati, ovvero tre modalità di partecipazione alla vita del “popolo di Dio”, 1) i ministri ordinati nel sacerdozio 2) i laici 3) i religiosi o religiose. In ciascuno di questi tre ambiti vivono e crescono le vocazioni particolari di ciascuno dei battezzati. Non mi dilungo. Mi interessa semplicemente chiarire che nella Chiesa, nel “popolo di Dio” in cammino verso la pienezza della carità di Cristo, ogni battezzato, Vescovo, Sacerdote, Laico, Frate o Suora vive in fraterna comunione con tutto il “popolo di Dio” e offrendo la propria attività per il sostegno e la crescita nel bene di ogni altro fratello o sorella.
La Diocesi è la Chiesa, in essa si raccoglie “il popolo di Dio”. Le Parrocchie sono porzione della Diocesi e le comunità religiose sono parte viva della Chiesa e, quindi, della Diocesi.
Chiarito questo concetto base, non solo viene di conseguenza che il primo interlocutore di una comunità di Frati è la Diocesi, ma che questo è sempre un dialogo all’interno del “popolo di Dio”.
La Chiesa è il popolo, si identifica con il popolo. Certamente la storia della Chiesa, del cammino del “popolo di Dio” è piena di peccati e di contraddizioni (basterebbe rileggere la Bibbia per rendersene conto), ma è stato questo popolo che ha edificato e realizzato tutte quelle strutture che oggi sono il segno della carità dei cristiani e del desiderio di condividere in fraternità la luce e la speranza che ci sono donate dalla carità e dalla misericordia di Dio.
Per tutto quanto ho detto, vengo a dichiarare anzitutto l’assoluta libertà dell’Ordine dei Frati Minori circa la destinazione del loro convento e, secondariamente, le reali intenzioni della Diocesi che ha il solo interesse di far vivere la comunità cristiana in qualsiasi luogo e situazione si possa trovare. Non vi nascondo che in questi giorni ho provato amarezza e disagio nel sentire o leggere espressioni di alcune persone, che anche con linguaggio poco rispettoso della verità, attribuivano alla Diocesi, e addirittura personalmente a me, la volontà o la tentazione di voler acquisire il convento come un patrimonio da possedere, una realtà da dominare.
La Diocesi, la Chiesa desidera la presenza dei Frati, dei Religiosi e, nel rispettare la presente difficoltà dell’Ordine a mantenere viva la loro presenza nella nostra comunità cristiana, interpellata sull’argomento, ha offerto la propria disponibilità e il proprio impegno a continuare la finalità di vita ecclesiale e la dimensione caritativa della struttura.
Nella vostra Lettera aperta avete descritto molto bene il convento come un luogo che nella storia ha visto l’alternarsi di numerose presenze di Frati, di fedeli, di tante istituzioni ecclesiali e civili che in esso hanno trovato uno spazio di condivisione e di ricerca spirituale, di preghiera e di attività volte alla crescita della persona e della comunità.
Circa la proposta che presentate nella vostra lettera, al momento non mi sembra che altre simili strutture, di proprietà dell’ente pubblico comunale, siano tenute in vita e valorizzate nella forma che meriterebbero.
Senza avanzare alcuna pretesa di possesso o di dominio su un immobile e su un luogo di culto, che comunque sono di proprietà religiosa, dichiaro anche a voi la disponibilità della Diocesi a farsi carico della vita del convento, con il solo desiderio di assicurarne una vitale fruibilità per l’intera comunità giuglianese e diocesana.
Con stima e amicizia verso tutti, e con la speranza che, qualunque sia l’esito dell’attuale situazione, si possa sviluppare un sereno cammino nel bene, cordialmente vi saluto.
Aversa, 17 agosto 2022
+ Angelo Spinillo Vescovo di Aversa