In questo anno pastorale in cui la nostra diocesi, sotto l’impulso del vescovo Angelo, ha voluto proseguire la sua riflessione sulla trasmissione della fede “di generazione in generazione” aprendosi maggiormente ad un orizzonte missionario, i parroci e i sacerdoti di Aversa hanno voluto proporre alla comunità ecclesiale cittadina un percorso di catechesi che ha segnato i momenti più forti dell’anno liturgico. Accogliendo l’invito di papa Francesco, che in Evangelii gaudium ci aveva già stimolati a valorizzare la via pulchritudinis (via della bellezza) come modalità privilegiata di evangelizzazione (cf EG 167), si è scelto di valorizzare il nostro ricco patrimonio artistico come contesto e luogo di ispirazione per gli incontri catechetici. È così che con l’aiuto di p. Jean Paul Hernández, gesuita della rete Pietre vive che da circa un decennio promuove in diversi paesi la catechesi attraverso l’arte, ci siamo posti in ascolto, in accoglienza di quella “buona notizia”, quel Vangelo che la nostra arte sacra rappresenta. Siamo consapevoli, infatti, che la valorizzazione dei numerosi e preziosi beni artistici che arricchiscono la nostra diocesi e la nostra città, in particolare, non debba avvenire solo dal punto di vista strettamente “storico-artistico”, ma debba saper recuperare l’originaria finalità catechetica e “evangelizzatrice” per le quale quei beni furono commissionati e realizzati.
Il percorso ha avuto inizio nella Chiesa di San Francesco, il 12 dicembre, in Avvento, sostando presso la Natività di Pietro da Cortona, per lasciarsi introdurre nel mistero del Natale, in cui il Dio invisibile si rende visibile, si lascia ammirare e contemplare in un bambino. Per cui la domanda Si può vedere Dio? ha attraverso la serata e ha scavato nel cuore dei numerosi presenti che si sono lasciati rapire dalla proposta di contemplazione di p. Hernández.
Nel tempo di Quaresima, il 2 aprile, la Chiesa dell’Annunziata, autentica porta d’ingresso al “cuore” di Aversa, ha fatto da sfondo al secondo incontro dal titolo “Si può afferrare Dio?”. Qui ad introdurci nel mistero della Passione abbiamo trovato la maestosa pala di Marco Pino da Siena del 1571, che ritrae la Deposizione di Cristo dalla croce. La consegna che Cristo fa del suo corpo, della sua stessa vita nelle nostre mani, quasi in risposta alla pretesa dell’uomo di “afferrare” da solo Dio, di agguantare da sé quella vita divina che sembra lontana, è stata la cifra che ci ha permesso di sentirci coinvolti, partecipi, quasi presenti fisicamente al Calvario, aiutandoci a comprendere il senso profondo della dinamica celebrativa che anima dal di dentro ogni nostra eucaristia.
Infine, come naturale approdo del percorso, la terza tappa ci condurrà, il 5 giugno alle 20,00, nel clima gioioso del tempo pasquale alle soglie della Pentecoste. Ci lasceremo guidare dalla raffigurazione di quell’evento che il pittore caietano Sebastiano Conca ha fatto nell’omonima pala d’altare, recentemente restaurata, attualmente colloca nella Parrocchia di San Michele Arcangelo. Affrontare la domanda “Si può sentire Dio?” sarà un’occasione privilegiata per acquisire una maggiore consapevolezza del dono dello Spirito, che rappresenta la radice, il fondamento della nostra appartenenza alla Chiesa, di cui Maria rappresenta un’immagine insuperabile. Il compimento di un percorso e l’avvio di una nuova stagione, infatti, in lei si incrociano e trovano una sintesi meravigliosa.
Il contributo prezioso di p. Hernández, grazie alla sua competenza teologica e all’esperienza maturata nell’accompagnamento di centinaia di giovani di numerosi paesi, può rappresentare uno stimolo importante per le diverse realtà ecclesiali presenti nella città di Aversa a ritrovare una spinta evangelizzatrice entusiasta, che sappia coniugare la valorizzazione del ricco patrimonio ricevuto dai nostri padri con le esigenze attuali di una comunicazione della fede incisiva che tocchi le corde profonde dell’esistenza di ciascuno. Infatti, ritorna quanto mai attuale la notazione di Goethe ne Le affinità elettive: «Non c’è via più sicura per evadere dal mondo, che l’arte; ma non c’è legame più sicuro con esso che l’arte».
Armando Nugnes